La famiglia Tricerchi faceva parte dell’oligarchia senese, come testimonia la sua appartenenza al Monte dei Nove che a partire dal XII secolo monopolizzò il potere a Siena.
Suoi componenti furono Provveditori delle Biccherne, Corpo riconosciuto dalla Costituzione, che si occupava delle finanze della Repubblica, e faceva capo ai Monaci di San Galgano (ritenuti, in quanto tali, più difficilmente corruttibili).
Sotto il Granducato, essi furono elevati al rango nobiliare e continuarono a svolgere importanti mansioni al servizio dell’organizzazione pubblica, dal reclutamento all’approvvigionamento, alla cultura.
I Tricerchi, Uomini d’Harme, parteciparono alle imprese militari della Città, fra le quali la battaglia di Monteaperti del 4 settembre 1260. Fra essi si ricordano Alessandro, Cavalier degli Alti Pensieri, il cui motto era “non in latera pro nos”.
Carlo Tricerchi, nel XVII secolo, fu mecenate e si dedicò alla cura delle arti. Ne è testimonianza un quadro realizzato nel 1650, ispirato alla natività, che lo ritrae con la famiglia.
Nel 1820 l’ultima dei Tricerchi, Porzia, andò in sposa al barone Finetti. Non avendo discendenza diretta, il Castello passò ai nipoti Falzacappa e da Maddalena (Nena) al primogenito Giulio (Iulio) Squarcia.